Il
dimmer, nella sua definizione più comune, è un componente elettronico che
consente di regolare l’intensità luminosa di una lampada.
Il termine, di derivazione inglese, è certamente il più utilizzato e
riconosciuto anche in Italia e prende la radice dal verbo to dim che significa letteralmente "attenuare, affievolire,
offuscare”.
A
ben vedere la necessità di “regolare” la luce nasce, praticamente, con la
nascita della lampadina anche se, in verità, una sorta di regolazione già si
attuava con l’illuminazione a gas, attraverso l'intensità della fiammella - più
o meno alta - ma questa è tutta un’altra storia che un giorno, forse,
racconteremo.
In
teatro invece la possibilità di “alzare” o “abbassare” la luce ha creato di
fatto quello che è lo spettacolo come lo conosciamo oggi accrescendo tutta la
magia e l’emozione che questa forma artistica è in grado di dare.
In ambito illuminotecnico e professionale il dimmer ha cominciato ad essere
usato con una certa regolarità fin dagli anni 70, anche se il primo vero dimmer
elettronico è stato realizzato nel 1961 da Joel Spira, un noto professionista del
settore.
Il principio elettronico che sta dietro a questo strumento è, in origine,
piuttosto semplice e di fatto un dimmer non è altro che un apparecchio capace
di regolare la potenza trasferita ad un carico gestendo la tensione applicata.
All’inizio all'interno dei famosi “armadi dimmer” si usavano pesanti e
pericolosi trasformatori, prima ancora resistenze fatte con vasi in ceramica
con elettrodi immersi in soluzioni saline salvo poi arrivare, con l’avvento
dell’elettronica a stato solido ai moderni dimmer con scr/triac, quelli a
“taglio di fase” per intendersi, che per decenni hanno affiancato i tecnici di
mezzo mondo nella creazione della giusta luce negli spettacoli.
Anche
se negli anni ci sono stati momenti di entusiasmo verso la tecnologia sinewave
- che a fronte di un’alta complessità e fragilità regalavano una migliore onda
sinusoidale - i dimmer a taglio di fase hanno resistito nel tempo grazie alla
loro robustezza ed alla funzionalità che era, ed è imbattibile…
Ma quali sono le caratteristiche che
deve avere un dimmer?
Il sogno di avere dimmer di qualità (con alto risetime), morbidi e regolari nel
cambio di intensità, indistruttibili e facilmente riparabili, ha segnato la
vita di tutti coloro che hanno frequentato il mondo del teatro, tanto che la
sala Dimmer era (ed è tutt’oggi) un posto quasi mistico, meritevole sicuramente
di un di visita.
I dimmer ed ETC: una storia iniziata presto
ETC
è da sempre attenta al mondo del dimming, ma una vera e propria svolta arriva
nel 1990 con l'acquisizione dell'azienda già leader nel settore Lighting Methods, Inc. di Rochester,
New York.
Il
progresso in questo specifico ambito negli anni va di pari passo con i numerosi
successi in campo console e proiettori, traguardi ottenuti grazie alla qualità
comprovata e universalmente riconosciuta di prodotti ormai “mitici” come i
sagomatori Source Four o le console Eos.
E’
cosa risaputa di come il LED, una volta introdotto nel
mercato della luce professionale, abbia cambiato in maniera drastica l’uso di
tecnologie e prodotti e, in un certo senso, anche lo show illuminotecnico come
“espressione artistica”.
Sotto i colpi dei LED anche il nostro amato dimmer è andato incontro ad una
crisi epocale tanto che, ad oggi, sembra quasi che il dimmer non servono più,
anche se la realtà dei fatti è diversa e non così drastica…
Soprattutto
nelle installazioni fisse e nei teatri dove i dimmer non sono più così
utilizzati come un tempo e stanno inesorabilmente invecchiando, in molti si
stanno chiedendo se possa valere ancora la pena sostituirli con dei nuovi
prodotti o se forse sia più conveniente togliere tutto di mezzo e lasciare
spazio alle “dirette”, tappezzando così la vecchia sala dimmer di quadri
elettrici.
La verità, come al solito, sta nel mezzo, anche considerando che nonostante il
passaggio al LED a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, tanti teatri hanno
ancora una buona dotazione di alogeni che non è per nulla detto che vengano
dismessi del tutto.
La soluzione “ibrida” di ETC: Sensor3
Giusto
per usare una parola che ad oggi va molto di moda, anche
ETC
offre tale una soluzione “ibrida”
che trova la perfetta applicazione nel suo prodotto di punta: Sensor3
Che
cos’è Sensor? Partiamo dal numero 3 che già ci indica che siamo alla terza
versione del sistema, quindi un progetto consolidato, aggiornato costantemente
come da tradizione dell’azienda di Middleton e che è stato introdotto nel
lontano 1992.
Innovazione
ma anche continuità, dal momento della sua introduzione sul mercato fino ad
oggi Sensor3 ha mantenuto lo stesso
armadio, offrendo, negli anni, attraverso l’introduzione di nuovi
processori e moduli, nuove funzionalità, ma rimanendo pienamente compatibile
con il passato.
Ma
andiamo con ordine e vediamo meglio di cosa si tratta!
Sensor3
è di fatto un armadio dedicato alla distribuzione di corrente nelle varie zone
del teatro (un po’ come si faceva un tempo con i ritorni dei dimmer...) con la
possibilità di decidere di volta in volta, circuito per circuito, cosa ci serve
e come "trasformare" Sensor3.
Facciamo qualche esempio concreto.
Ci serve un dimmer? Una linea di corrente diretta? Oppure ancora, una linea di
corrente diretta ma che si possa controllare direttamente dalla console?
Bene, possiamo avere tutto questo e possiamo deciderlo in base alle esigenze
dello spettacolo e, come se non bastasse, settare il tutto tramite una comoda e
semplice applicazione sul vostro smartphone inquadrando con la telecamera dei QRCode posizionati vicino alla presa
elettrica.
Ovviamente i settaggi possono essere fatti anche direttamente sull’armadio
Sensor3, oppure ancora - per i fortunati possessori di ETC Eos - direttamente
dalla console!
Non chiamiamoli più dimmer!
Ecco
finalmente il perché di un titolo certamente provocatorio, ma veritiero: parlando di Sensor3 non ci si riferisce più
ad un semplice dimmer, ma ad un sistema più completo e soprattutto flessibile.
Il
sistema Sensor3 di ETC può tranquillamente
sostituire i vecchi armadi dimmer, senza dover necessariamente
stravolgere la cabina dimmer né il flusso di lavoro del tecnico in teatro,
semplificando invece il lavoro ed offrendo la possibilità di scegliere, in base
all’allestimento, una migliore distribuzione elettrica con meno passaggi di cavi
e con miglior efficienza di controllo immediato su tutti gli apparecchi
luminosi collegati, che possono essere gestiti tutti insieme con pochissimi
passaggi.
Il
sistema si compone di un armadio con slot in cui si inseriscono i vari moduli
di potenza, mentre il core di Sensor3 ruota intorno ad un processore dedicato,
il CEM3, che gestisce i segnali DMX che arrivano
dalla console, sia attraverso il buon vecchio e caro DMX sia attraverso la rete
con il protocollo sACN.
Sensor3
gestisce diversi moduli di potenza, il più recente è il modulo ThruPower, che ci permette tutta la
versatilità e la potenza per fare una serie enorme di operazioni.
La
peculiarità del ThruPower è che se usato in modalità diretta è in grado di
trasportare l’energia fino all’utilizzatore finale bypassando tutta
l’elettronica a bordo del Sensor, grazie ai relè elettromeccanici inseriti nel
modulo.
Questa
scelta si è rivelata fondamentale e costituisce una reale differenza con altri
strumenti concorrenti sul mercato, in quanto in questo modo è possibile evitare
correnti disturbate sulla presa che potrebbero compromettere il funzionamento
dei moderni apparecchi a LED.
Ogni modulo può essere richiesto con protezione differenziale per ogni
circuito, garantendo così anche un alto grado di sicurezza per chi lavora sul
palco.
La
gestione raffinata dell’elettronica di Sensor3 ha anche altri più semplici e
immediati vantaggi, anche perché occorre ricordare che un dimmer a “full” non è
da considerarsi allo stesso modo di una diretta e può danneggiare le
apparecchiature collegate come teste mobili, proiettori a LED…
Flessibilità ed aggiornamento,
due capisaldi di Sensor3
Come
abbiamo detto all’inizio lo scenario futuro in questo ambito specifico non è
ancora così delineato come si potrebbe pensare, ricordando doverosamente ancora
una volta che il mondo delle “incandescenze” non è morto e neppure
probabilmente scomparirà negli anni a venire.
Proprio
per questo principio ETC ha voluto sviluppare un prodotto in grado di essere il
più flessibile e configurabile possibile e che
soprattutto possa essere rinnovato e upgredato
negli anni.
il
progetto Sensor insomma non diventerà vecchio ed inutilizzabile in un futuro
prossimo e se anche non verrà più utilizzato come vero e proprio dimmer sarà
sempre un efficiente sistema - si passi il termine “domotico” - per alimentare
e controllare tutte le apparecchiature collegate.